👷♀️ Comprarsi un lavoro vs comprare un'azienda
Errori da non fare quando si compra un'attività
Un po’ di tempo fa volevo comprare una piccola casa editrice. Avevamo pensato alla strategia di crescita e tutto, eravamo contentissime di poter finalmente leggere libri ed essere pagate per farlo. Poi, l’offerta è stata rifiutata.
Dramma, ma manco troppo.
Ci stavamo comprando un lavoro, non un’azienda.
La casa editrice era gestita da una sola persona, che la stava vendendo perché non ce la faceva più. I margini, con il fatturato che si portava a casa ogni anno, erano appena sufficienti per pagarci uno stipendio.
Quando si dice che ti stai comprando un lavoro, si intende quando per gestire il tutto sarai solo tu per un bel po’. Pensa a tutti gli artigiani, ad esempio. Un idraulico tradizionale (quello che lavora da solo per intenderci) può vendere il suo pacchetto clienti e i macchinari, ma quello che ti compri è di fatto il suo lavoro.
A meno che…
Ci sono possibilità di crescita. Puoi trovare abbastanza clienti attraverso canali alternativi rispetto a quelli attuali? Puoi acquisire diverse attività similari e fare il cosiddetto “buy & build”? Man mano che cresci, puoi delegare sempre più a qualcun altro?
Puoi abbattere i costi. Ci sono delle attività che puoi fare per ottimizzare alcuni processi, magari con una digitalizzazione minima? O esternalizzando in maniera diversa da come viene fatto ora?
Puoi cambiare modello di business o offrire qualcosa in più. Magari hai delle idee nuove su un’attività tradizionale che potrebbero cambiare le carte in tavola, rispetto a come era gestito.
In generale, se si comprano attività piccole, bisogna essere molto intraprendenti. Il 95% delle aziende in Italia sono microimprese. È un tessuto imprenditoriale fondato sui singoli, che ci hanno lavorato per anni all’interno delle loro attività. E quando le vendono, le vendono così come sono. Non come potrebbero essere.
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